“Emilia Romagna punto di riferimento per lo sviluppo economico e sociale?” è il titolo del convegno organizzato da Confartigianato Emilia-Romagna che si è svolto giovedì 26 gennaio all’hotel Savoia di Bologna. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, insieme Marco Granelli e Davide Servadei (rispettivamente presidenti nazionale e regionale di Confartigianato) sono stati intervistati dalla giornalista Agnese Pini (direttrice di QN, Il resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno). Oltre 200 gli imprenditori e funzionari di Confartigianato provenienti da tutte le province della regione che hanno partecipato, tra questi una folta delegazione di Confartigianato Bologna Metropolitana.
Un’occasione per riflettere sui temi caldi dei prossimi mesi: dai costi dell’energia alla mancanza di manodopera, dalla necessità di creare un sistema formativo di qualità, fino al dialogo tra parti sociali e Regione per continuare a garantire ai nostri territori una crescita all’avanguardia in Italia e in Europa.
Emilia-Romagna, punto di riferimento per il Paese
“Siamo tutti impegnati nel valorizzare i nostri territori e l’importanza delle micro, piccole e medie imprese per il tessuto economico e sociale delle nostre comunità”, ha detto Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Emilia Romagna che ha introdotto l’iniziativa.
“Da un lato il nostro impegno nel dare valore all’Artigianato e alla piccola e media impresa guarda al mondo politico e istituzionale perché rivolga al nostro mondo la giusta attenzione. Migliaia di donne, uomini e famiglie che ogni giorno si impegnano per assicurare lavoro e coesione sociale nelle comunità: da quella più remota al quartiere più problematico nel cuore delle città. E lo fanno investendo le loro vite, al servizio della collettività e di quell’eccellenza che distingue la nostra terra. Dall’altro lato il nostro impegno si rivolge anche al mondo della scuola e alle nuove generazioni, perché conoscano un mondo in cui non sei un numero, ma hai la possibilità di esprimerti, coniugando tradizione e innovazione, svolgendo anche un ruolo sociale appagante”.
Gli interventi
Bonaccini: “Artigianato, cuore pulsante di questa regione”
I dati ci dicono che in questo 2023 la crescita a livello nazionale sarà ridotta rispetto a quella degli ultimi anni, anche se in Emilia Romagna potrà essere più robusta proprio per la caratteristica del sistema produttivo regionale, caratterizzato soprattutto da piccole e medie impresa, con manifatture di livello talmente eccellente da essere in grado di competere con i territori più avanzati d’Europa e del mondo. Il nostro compito è di accompagnare questa crescita con tutti gli strumenti necessari, semmai adattandoli anche a quelle che sono le caratteristiche del nostro tessuto produttivo.
Fondamentale sarà la ripresa e il rilancio del turismo che già la scorsa estate ha dato segnali importanti, in alcuni casi superiori a quelli pre pandemia. Per non disperdere i nostri sforzi è necessario che si abbassi l’inflazione e i relativi costi delle materie prime e dell’energia che stanno mettendo in difficoltà tante imprese.
L’Emilia Romagna è stata la regione con la crescita più elevata, addirittura siamo primi anche sul valore aggiunto industriale a livello europeo, davanti alle regioni tedesche. Se saremo capaci di accompagnare questo percorso con sempre più investimenti in ricerca e innovazione, e puntando sulla transizione digitale ed ecologica, potremo fare correre l’Emilia Romagna ancora una volta più forte del resto d’Italia.
In questo contesto il ruolo dell’artigianato e della piccola media impresa è fondamentale, oltre il 90% delle imprese di questa regione hanno queste caratteristiche. L’artigianato esprime capacità e qualità che hanno permesso negli ultimi decenni di costruire moltissime opportunità, non solo di fare impresa ma anche di posti di lavoro.
Granelli: “Porre al centro i temi del lavoro”
Per il 2023 come Confartigianato vogliamo porre al centro il tema del lavoro. Crediamo che occorra sviluppare delle politiche attive capaci di creare quelle figure professionali necessarie alla crescita e allo sviluppo delle imprese. Dobbiamo incentivare i giovani perché vengano a rimpinguare le file dell’artigianato, così da dare la possibilità a tanti di potere continuare questa grande tradizione artigiana. E per farlo l’apprendistato è lo strumento più valido, accanto a percorsi formativi continui che sono il vero valore aggiunto.
Un altro fronte che ci vedrà impegnati è quello della transizione digitale. Nel 2023 vogliamo mettere ancora di più al centro dell’attenzione l’artigianato 4.0, perché siamo convinti che un artigiano che tiene conto di questa innovazione sarà in grado, anche dai luoghi più disagiati e remoti, di arrivare in ogni parte del mondo.
L’altro grande tema che affronteremo sarà quello legato all’indipendenza energetica. Dal 1973 paghiamo lo scotto di non avere saputo creare delle infrastrutture adatte. Ora credo che si debba sviluppare una politica energetica che io amo definire di prossimità. Ciascun territorio deve valorizzare le proprie peculiarità: in certi posti si potrà fare del fotovoltaico, penso ai tanti tetti dei nostri laboratori e dei nostri capannoni, in altri si potrà fare ricorso alle biomasse, alla geotermia o al mini idroelettrico. Certo non sono la soluzione totale, ma sembrano cose che possiamo mettere in campo subito e che possono dare un beneficio immediato alle nostre aziende e alle nostre comunità. Tutto questo va accompagnato con un’opera di sburocratizzazione che renda più agevole percorrere queste strade e infine, ma non ultimo, bisogna eliminare l’incidenza degli oneri strutturali sulle bollette.
Servadei: “Il grande problema è quello della mancanza di manodopera e, quindi, di un sistema formativo all’avanguardia”
Certamente al centro dell’attenzione vi sono i temi del rincaro delle materie prime e dei prezzi dell’energia, ma io vorrei aggiungere un ulteriore elemento che sta creando non pochi problemi ai nostri imprenditori: la mancanza di manodopera. Il reddito di cittadinanza su questo fronte è un problema, non è pensabile che qualcuno riceva soldi in cambio di nulla. C’è una grossa percentuale di persone che devono continuare a riceverlo, ma ve ne sono molte altre che devono rimettersi in gioco.
C’è una grande turnazione nel mondo del lavoro e questo, per determinate attività, impedisce di creare professionalità tali da garantire la qualità dei prodotti per i quali siamo riconosciuti nel mondo. La formazione è l’aspetto cruciale di tutto questo ragionamento. Bene trattenere e fare arrivare nuove figure professionali, ma queste persone devono essere formate con un’attenzione in più. Non basta dare risposte all’emergenza odierna, ma è necessario guardare avanti. I lavori che servono oggi non è detto che siano gli stessi di domani.