Donne e imprese, c’è ben poco da festeggiare in questo 8 marzo. I numeri dimostra come la tendenza positiva dell’occupazione femminile, registrata negli ultimi 26 anni, si sia arrestata di colpo con l’arrivo del Coronavirus. Secondo la rilevazione Istat di fine anno i posti di lavoro persi nel 2020 in Italia riguardano per oltre il 90% le donne.
Una ricerca del Centro studi
Una analisi del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna non fa che confermare queste tendenze. I dati al III trimestre 2020 indicano 25 mila donne occupate in meno in regione, metà delle quali lavoratrici indipendenti: 13 mila in meno nel periodo luglio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019, pari ad un calo del -8,2%. Sono 13 mila in meno anche le lavoratrici dipendenti, pari ad un calo del -1,7%.
“La pandemia, oltre ad aver provocato la chiusura di attività che erano in buona salute, ha generato un calo significativo di fatturato in quelle rimaste aperte”, afferma Emanuela Bacchilega, presidente del Gruppo donne impresa di Confartigianato Emilia-Romagna.
Infatti la riduzione di fatturato 2020 registrata dalle imprese femminili rispetto a quelle maschili risulta più pesante e pari al -27,7% (maggiore rispetto al calo del 24,3% registrato in media da MPI gestite da uomini).
“Confrontando il numero di imprese artigiane registrate nel 2020 rispetto a quelle del 2019 si rileva una maggiore difficoltà, per calo più accentuato, da parte di imprese artigiane gestite da giovani, imprese gestite da donne di nazionalità italiana e di imprese attive nel settore manifatturiero e dei servizi alle persone. Questa differenza è dovuta, in gran parte, ai problemi legati alla gestione dei figli e dei familiari. Le imprenditrici, e il loro fatturato, hanno pagato questo impegno supplementare e la mancanza di servizi adeguati”, sottolinea Bacchilega.
Quali proposte per il futuro?
“Le imprenditrici sono consapevoli che questo lockdown sta trasformando il metodo e la mentalità con cui si affronterà il lavoro in futuro. Le nostre imprese sono già pronte per essere reattive alle richieste del mercato e, proprio in prospettiva post pandemica, il Gruppo donne impresa sta organizzando, in parallelo con quella sulla digitalizzazione e i nuovi sistemi di comunicazione, una formazione sulla gestione finanziaria dell’azienda. Infine riteniamo che qualsiasi azione, regionale, nazionale o europea, atta a favorire l’imprenditoria femminile non può prescindere da incentivi utili a rafforzare la resilienza delle imprese esistenti. Certo tutti ci auguriamo che nascano nuove imprese, ma questi tempi ci chiedono di mantenere in vita chi ha già una storia imprenditoriale alle spalle”, aggiunge Emanuela Bacchilega.
Il parere del presidente regionale di Confartigianato
“I dati dimostrano che nell’emergenza vi è una situazione di crisi tutta al femminile. In questo momento chi perde il lavoro sono in maggioranza donne e anche tra le imprese vi è un calo sostenuto tra quelle a guida femminile a causa della difficoltà nella gestione dei tempi di cura familiare. Siamo convinti come Confartigianato che le risorse del Recovery Fund debbano in parte essere utilizzate anche per azioni mirate a rafforzare l’imprenditoria femminile, a partire dalle imprese esistenti, fino ad incentivare la creazione di micro e piccole imprese, sostenendone la competitività e l’accesso al credito. Nello stesso tempo è necessario affrontare quelle disparità di genere che impediscono di fatto alle donne di esprimere fino in fondo le loro capacità professionali e imprenditoriali. Il bando della digitalizzazione, approvato recentemente dalla Regione Emilia Romagna, che prevede punti di agevolazione per l’imprenditoria femminile, giovanile e per quella nelle realtà più svantaggiate geograficamente, traccia una strada da seguire”, conclude Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna.