Anche in Emilia Romagna le Pubbliche amministrazioni non rispettano i tempi di pagamento previsti dalla normativa nazionale che ha recepito la Direttiva europea dell’1 gennaio 2013. Un elemento che va ad aggravare una crisi di liquidità delle imprese messe già a dura prova dalla recessione causata dalla pandemia.
L’analisi territoriale del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna, che esamina i dati resi disponibili dal ministero dell’Economia e delle Finanze (2021), è centrata sui tempi di pagamento dei 328 Comuni dell’Emilia-Romagna di cui sono stati rilevati i pagamenti nel corso dei primi tre trimestri del 2020. Si evidenzia come, a più di 8 anni dall’introduzione della Direttiva europea sui pagamenti nella normativa italiana, il 7,9% dei Comuni emiliano-romagnoli (26 Comuni) paga oltre i 60 giorni: una quota di 10,4 punti inferiore alla media nazionale (18,3%). Per questo segmento di Amministrazioni comunali è contenuta la quota dell’importo delle fatture ricevute, pari all’8,9% a fronte del 13% medio nazionale.
“La situazione che emerge dall’analisi del nostro Centro studi dimostra che anche gli enti pubblici emiliano romagnoli sono in ritardo nell’applicazione della direttiva europea sui tempi di pagamento delle Pubbliche amministrazioni – afferma Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna -. E non è certo di sollievo sapere che siamo in linea, e a onor del vero a volte anche sotto, alle medie nazionali. Inutile sottolineare che tali ritardi sono di particolare gravità nel pieno della crisi da pandemia che ha portato il 32,6% delle imprese emiliano-romagnole in crisi di liquidità. Certo, spesso questi ritardi sono dovuti alla difficile situazione amministrativa degli enti, che già prima della pandemia non vivevano certo la loro migliore stagione, oggi aggravata da una emergenza sanitaria ed economica senza fine”.
Due Comuni emiliano-romagnoli su cinque (il 39,3%) sono virtuosi e, come previsto dalla legge, saldano le fatture entro 30 giorni. In totale sono 129 Comuni, che coprono oltre un terzo (36,6%) dell’importo pagato (573 milioni di euro). Questo dato mette in evidenza il ritardo da parte dei Comuni emiliano-romagnoli, in quanto la quota pagata entro i limiti di legge rimane inferiore di 17,2 punti percentuali rispetto alla quota media nazionale (53,8%).
Nel complesso è al di fuori dei limiti di legge il 60,7% dei Comuni dell’Emilia-Romagna (199 Comuni). In media, nei primi tre trimestri del 2020, a fronte di un importo totale di 1,8 miliardi di euro di fatture ricevute, i Comuni emiliano-romagnoli hanno pagato 1,6 miliardi di euro, mediamente in 36 giorni (in linea con il dato medio nazionale).
I tempi medi di pagamento dei Comuni emiliano-romagnoli
I termini di pagamenti sono più contenuti per i comuni localizzati nelle province di Ferrara (in media i Comuni della provincia pagano a 29 giorni) e Bologna (30 giorni). I restanti 7 territori emiliano-romagnoli eccedono il limite di legge dei 30 giorni, anche solo per alcuni giorni, con ritardi che variano da 4 a 19 giorni.
Quote più alte di comuni che pagano entro i termini della riforma (30 giorni) si rilevano per la provincia di Ferrara (66,7%), Forlì-Cesena (50%), Modena (44,7%) e Reggio Emilia (42,9%). La quota di fatture pagate dai comuni paganti entro i 30 giorni supera la quota media regionale del 36,6% nelle province di Ferrara (76,5%) e Bologna (72,3%).
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“E’ chiaro che ormai tutti guardiamo ai fondi della Next Generation Ue e al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) come alla possibilità reale di uscire da questa situazione in maniera virtuosa. Accanto alle risorse e ai progetti, che dobbiamo essere in grado di mettere in campo in maniera seria per incidere in maniera strutturale sul nostro sistema economico, servono interventi di riforma in grado di accelerare la crescita ed evitare una disastrosa crisi del debito sovrano. Le riforme previste e quelle in essere, come appunto il recepimento della direttiva europea sui pagamenti, dovranno essere attuate in tempi rapidi per poter consentire al sistema economico di accelerare i processi di creazione di valore – conclude Servadei -. Il varo di una riforma è una condizione necessaria, ma non sufficiente per ottenere buoni risultati. È necessario un efficace sistema di governance, articolato su incentivi e penalizzazioni, affiancato da un costante monitoraggio, per raggiungere gli obiettivi sottesi dai processi di riforma”.