L’Emilia-Romagna, con un tasso di crescita dell’1%, si conferma assieme alla Lombardia, come la regione con la crescita più elevata del Pil e si piazza tra i protagonisti della ripresa economica del Paese. I dati del Rapporto 2016 sull’economia dell’Emilia-Romagna, realizzato da Unioncamere e Regione, sottolineano che l’Emilia-Romagna si colloca tra le regioni più dinamiche grazie anche al forte sostegno dell’export che, pur in leggera frenata, dovrebbe chiudere con un aumento reale del 3,0%.
La nostra regione si contraddistingue per l’apertura ai mercati esteri: i dati Istat hanno registrato, nei primi nove mesi dell’anno, una crescita delle esportazioni dell’1,5% (+0,5% in Italia). La ripresa del Pil, seppur moderata, ha avuto esiti positivi sul mercato del lavoro, il cui andamento è stato caratterizzato da un apprezzabile incremento dell’occupazione. Nei primi nove mesi del 2016 in Emilia Romagna risultano occupate mediamente quasi 2 milioni di persone (dati Istat), vale a dire il 2,4% in più rispetto al 2015. Sotto l’aspetto del genere, sono le donne a contribuire alla crescita dell’occupazione (+4,0%), a fronte del più contenuto, ma comunque importante, incremento degli uomini (+1,1%). L’Emilia-Romagna ha nuovamente registrato il secondo miglior tasso di occupazione del Paese, alle spalle del Trentino Alto Adige. Con un tasso di disoccupazione del 7,1% si è collocata nei primi nove mesi del 2016, tra le regioni italiane meno afflitte dal fenomeno. Per quanto concerne il tasso di attività, nel terzo trimestre 2016 è la seconda regione italiana (73,4%), in virtù del tasso di attività femminile, tra i più elevati del Paese (67,2%).
La produzione dell’industria in senso stretto è mediamente cresciuta dell’1,5% rispetto allo stesso arco temporale del 2015; in calo però il commercio, mentre qualche segnale di risveglio arriva dall’artigianato e dalle costruzioni. Bene il turismo, che chiuderà l’anno con una crescita di arrivi e presenze, sia sul fronte della clientela italiana che straniera. Per quanto riguarda la demografia delle imprese, a fine settembre, la consistenza di quelle attive (pari a quasi 410 mila unità) è diminuita dello 0,5% (-2116) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Analizzando i settori, il calo generale del numero delle imprese è stato determinato dalle attività agricole (-1,0%) e industriali (-1,7%), mentre il terziario ha mostrato una tenuta migliore (+0,2%).